Esce il film su Olmo, visto in anteprima
di Leonardo Soresi
Venerdì 28 agosto, a Chamonix (Fra), nell’ambito dell’Ultra Trail du Mont Blanc, verrà presentato il film documentario "Il corridore", che racconta la storia di Marco Olmo, che i lettori di Correre ben conoscono.
Fu proprio lungo i 167 km del giro del tetto d’Europa che si consolidò la leggenda del corridore di Robilante (CN), che si impose per 2 volte consecutive, nel 2006 e 2007, a sessant’anni ormai raggiunti e battendo in maniera netta i più quotati ultratrailer, statunitensi e francesi soprattutto. Nel 2007, in particolare, si lasciò alle spalle miti del mondo trail come Dawa Sherpa, Vincent Delabarre, Cristophe Jaquerod, portò al ritiro l'immenso Scott Jurek e rifilò più di 6 ore al sempre troppo osannato Dean Karnazes.
Le telecamere dei due registi piemontesi Paolo Casalis e Stefano Scarafia hanno seguito per un anno intero il campione italiano nella sua preparazione all’Ultra Trail du Mont Blanc 2008. Il film non si limita però a riprenderne gli allenamenti e le gare, ma racconta con immagini e parole la dura vita di Marco, segnata dalla scelta di abbandonare il lavoro in campagna per diventare operaio in quel cementificio che in tutto il film ritorna come presenza imponente che sovrasta l’intera valle.
Se i due giovani registi avessero seguito la trionfale stagione 2007, il film avrebbe probabilmente finito per essere una celebrazione di un successo dopo l’altro. Invece il 2008 è stato per Olmo un anno nero caratterizzato da sconfitte dolorose (il quarto posto al Cro Magnon dopo sei vittorie consecutive) e amari ritiri (quello all’UTMB al 149° km). Un’annata in cui lo scorrere del tempo gli ha presentato il conto con acciacchi che non lo hanno mai lasciato in pace, e in cui sul panorama dell’ultra trail si sono presentati giovani leoni della classe di Kilian Jornet, di cui Olmo potrebbe essere il nonno.
Ne è uscito un film fatto di lunghi silenzi, in cui a parlare sono spesso le immagini e gli occhi di Marco che guardano sempre lontano, verso luoghi o ricordi dove la telecamera non può arrivare. Un film che suggerisce la storia di un uomo che si definisce sconfitto dalla vita, ma che ha saputo trovare nella corsa la via per riscattarsi da un destino amaro. Un uomo che non può fare altro che continuare a correre. Sempre avanti, perché quella è l’unica strada che conosce. L’unica strada che non lo ha mai tradito, in cui non si può barare, né prendere scorciatoie.
Che dire in conclusione? Lo confesso: mi sono emozionato nel vedere così da vicino uno dei miei miti di sempre della corsa in natura, il cui passo umile ma inarrestabile è esaltato dalle bellissime musiche di Alberto Cipolla. Siamo di fronte ad un gran film, imperdibile per chi ama il trail running, affascinante per tutti gli altri.