Il Corridore è la storia di un uomo sconfitto dalla vita, ma vincitore nello sport. È così che si autodefinisce Marco Olmo, sessantenne campione di corsa estrema, con titoli conquistati in tutto il mondo e giunto primo per due anni consecutivi dell’Ultra Trail du Mont Blanc, gara di corsa in salita che sfida la montagna più alta d’Europa. Una vera gara-massacro che vede ritirarsi decine e decine di giovani allenati e preparati ogni anno, ma domata da un vecchio contadino schivo e dai modi spicci.
Prima di far diventare la corsa l’unica ragione di vita, Marco è stato un operaio nelle cave di un paesino delle alpi piemontesi, un luogo semplice e solitario, che l’ha decisamente formato nel carattere.
Insieme a sua moglie, che l’accompagna da trent’anni in ogni competizione, Marco si allena, sceglie i materiali più adatti ai differenti terreni, studia i percorsi e i rifornimenti. Una preparazione meticolosa che si unisce a una forza di volontà senza pari.
Paolo Casalis e Stefano Scarafia fanno un ritratto di questo iron-man italiano seguendolo nelle gare di avvicinamento all’UTMB del 2008, la sfida che deciderà il suo ingresso definitivo nella leggenda, 21 ore per il terzo titolo di fila.
Ai due registi però non sembra interessare l’esito della corsa, non vogliono sapere se Marco vincerà o meno. Il modo con cui si avvicinano a questa figura tanto affascinante e singolare è delicato e rispettoso, più diretto a scoprire cosa ci sia sotto quella pelle dura da montanaro cocciuto e infaticabile, che a esaltare le gesta di un esempio da seguire. Cosa spinge Marco Olmo a imprese del genere ci è dato solo di immaginarlo. Nemmeno lui risponde in maniera diretta alla domanda. Si nasconde, svicola, corre via. Lascia a mezz’aria “corro per vendetta, per rifarmi”, ma la sua vendetta non ha un bersaglio visibile, non a noi spettatori almeno.
Non c’è spettacolarizzazione dell’impresa sportiva come spesso capita nelle storie di campioni. Nel documentario, realizzato con il sostegno della regione Piemonte e della Torino Film Commission, domina l’umano, ciò che avvicina la straordinarietà della vicenda all’umanità del protagonista. I due registi sono bravi a non fare troppe domande ai conoscenti, ai colleghi, alla moglie stessa di Marco lasciando spazio al suo corpo, alla sua fatica, la sua tenacia, agli acciacchi della sua età che rendono la sua figura ancora più terrena e vicina, più normale.
La qualità audio video
Il 16/9 scelto è accettabile, sebbene la visione sul piccolo schermo può essere penalizzata dall’unico formato. Musiche un po’ ridondanti, ma suono di altissimo livello (stupenda la sequenza iniziale con i passi del corridore sulla neve che riecheggiano per i boschi).
Extra
Per chi non sia rimasto stupito abbastanza dalla storia di Marco Olmo narrata nel film, il suo palmares è reperibile negli extra del disco. Il trailer e le biografie dei registi sono solamente ordinaria amministrazione.
di Gaetano Maiorino
1 commento:
Concordo con il recensore, soprattutto per la frase "Il modo con cui si avvicinano a questa figura tanto affascinante e singolare è delicato e rispettoso". Verissimo!
Posta un commento